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Nel versante orientale dell’Aspromonte, a pochi minuti di automobile dalla costa, su un picco a circa 400 metri sul livello del mare, tra la fiumara La Verde, caratterizzata da pittoresche gole, e il vallone Santa Caterina, il visitatore attento noterà dei ruderi che formano un tutt’uno con il paesaggio circostante: sono i ruderi di Precacore, l’antica Samo. Il tempo di percorrenza, comprensivo di soste, è di circa nove ore.
Trasporto: bus privato con partenza dall’hotel
Durata del viaggio: 1gg
Lunghezza percorso trekking: 70 km circa
Difficoltà: EE
Assicurazione: su richiesta
Guida: guida escursionistica disponibile in più lingue.
Dalla Piazza di Samo (m.296), seguendo la segnaletica per Samo antica, si scende, in pochi minuti, al vallone Santa Caterina e all’antico ponte in pietra che lo caratterizza. Alla Fontana della Rocca si lascia l’asfalto e si piega a sinistra per inerpicarsi lungo l’agevole sentiero che porta a Precacore e che è riconoscibile per le quattordici stazioni della via Crucis.
All’escursionista si offrono due possibilità:
In prossimità del crinale si attraversa una strada asfaltata che interrompe il sentiero e si prosegue, dopo avere superato un gradino, fino ad incontrarla ancora. La si segue per un centinaio di metri, in salita, quindi, sulla sinistra, ci si immette in una strada sterrata e si prosegue piegando subito a destra. La vegetazione, rada e bassa, tipica dell’Aspromonte orientale, consente all’escursionista di godere di interessanti scorci panoramici. La strada sterrata, quasi sempre in leggera salita, lambisce il casello della Forestale di Puntore (m.697), che l’escursionista dovrà lasciare alla sua destra per proseguire lungo il crinale. Qualche ovile, piccoli appezzamenti di terreno coltivati, piante da frutto e vecchie case rurali caratterizzano questo tratto dell’itinerario. Si segue ancora la strada sterrata fino a quando, ad un bivio, sarà necessario proseguire verso destra per qualche centinaio di metri. Quando il fianco della montagna diventa più dolce e privo di vegetazione si abbandona la strada sterrata, si piega a sinistra e si guadagna il crinale ad un centinaio di metri dal panoramicissimo Puntone d’Arcà (m. 620). Si piega a destra, lasciando alle spalle il Puntone d’Arcà, e si segue il sentiero fino a quando, arrivati ad una sella, si piega a sinistra per proseguire a mezza costa, in leggera ma costante salita. Il sentiero si snoda lungo le pendici di Monte Jofri, attraversa numerosi valloni e in alcuni tratti il suo fondo è accidentato a causa di continue frane e smottamenti. Nessun pericolo, comunque, per l’escursionista che, in compenso, incontrerà numerose sorgenti d’acqua. Monte Jofri (m.1128), con le sue pareti a picco, domina il sentiero, scavato in alcuni tratti nella roccia, e le radure degradanti verso la fiumara Aposcipo. In una di queste, ad un centinaio di metri dal sentiero, l’escursionista potrà notare una tipica costruzione in legno e lamiera, utilizzata dai pastori, e gli stazzi per gli animali. Sarà necessario, dove il sentiero si restringe e il passo è obbligato, superare uno sbarramento di rami e filo spinato. é questo il sistema utilizzato dai pastori per non fare sconfinare gli animali al pascolo. Subito dopo si raggiunge uno spuntone (m.760) che domina il torrente Pioca alla sua confluenza con la fiumara Aposcipo. Da qui si può chiaramente osservare, a Nord – Est, il Casello Forestale di Varì, punto di arrivo della tappa. Si prosegue in salita, immersi nella vegetazione, fino a raggiungere un bosco di querce ai cui margini vi è una frana di imponenti dimensioni che è necessario attraversare con attenzione (è preferibile, fino a quando non sarà realizzato un idoneo passaggio, arrampicarsi qualche metro più a monte). Il sentiero sale dolcemente superando un vallone, caratterizzato da terra di color antracite, e una vecchia costruzione in pietra che quasi lo ostruisce. Si sale a questo punto dolcemente fino all’area pic-nic e, poco oltre, seguendo la strada che sale da Samo, appare il casello della Forestale Forestale di Varì alle pendici di Monte Perre (m.1019).
Dal Casello Forestale di Varì (m.1019), qualche metro prima della evidente ferita aperta nella montagna da uno scavo, ci si incammina lungo il sentiero che si inerpica lungo il crinale verso monte Perre la cui cima resterà sempre alla destra dell’escursionista. Quando il sentiero si immette nella strada sterrata (m.1211), di recente apertura, si piega a sinistra e si prosegue, quasi in pianura. In questo tratto, nascosta alla vista da un dosso, vi è una tipica costruzione in pietre e frasche utilizzata dai pastori che producono formaggio e ricotta. Nei pressi di una radura, caratterizzata da grossi massi, la strada sterrata lascia nuovamente spazio al sentiero che si snoda a mezza costa superando più di un vallone. Il fondo è in qualche tratto accidentato a causa dell’instabilità del terreno e l’escursionista troverà anche, nei pressi di un fiumiciattolo, un passaggio di fortuna ricavato nella roccia (si consiglia prudenza). Superata una sorgente il sentiero prosegue per un centinaio di metri lungo la parete rocciosa di monte Perre (m.1387) con passaggi mozzafiato, ma non pericolosi, che ricordano le Dolomiti. Piegando a destra si procede lungo il sentiero che sale verso una pineta e prosegue poi, a mezza costa, fino alla località Maru Monacu (m.1352) dove si immette nella strada sterrata che proviene dal Casello Forestale di Varì, punto di partenza della tappa. Si segue, piegando a sinistra, la strada sterrata che si snoda quasi lungo la linea di crinale lasciando alla sua sinistra Puntone Galera (m.1437). Dopo avere attraversato una zona pianeggiante, caratterizzata da grandi massi, la strada sterrata si restringe sempre più fino a riprendere le caratteristiche di un agevole sentiero che, superate alcune piccole frane (è necessario in questo tratto muoversi con prudenza), scende dolcemente verso una sella (m.1291) in posizione centrale tra le gole della fiumara Butramo e quelle della fiumara Ferraina. Si prosegue in salita, evitando il sentiero che si dirama sulla destra, lungo il costone della montagna. Il sentiero, appena accennato, sale serpeggiando fino ad un pianoro dove intercetta, a poche centinaia di metri dal punto panoramico di Croce di Dio Sia Lodato (m.1434), la strada sterrata che proviene da Canovai. Si piega a destra e si prosegue lungo la strada sterrata che scende dolcemente, immersa tra i boschi, fino alla fiumara Ferraina e al casello della Forestale di Canovai (m.1354). Da Canovai, seguendo la stradina che costeggia la fiumara, si possono raggiungere, in breve tempo, le spettacolari cascate delle fiumare Ferraina e Aposcipo.
Dal Casello Forestale di Canovai (m.1354) si segue la strada sterrata che corre sulla sinistra della fiumara Ferraina. Si attraversa la fiumara e si prosegue, in salita, piegando a sinistra tra boschi di faggio. Di tanto in tanto si incontrano abeti e pini. Dopo avere superato le località Taglio di Pollia (m.1604) e Croce Serrata (m.1669) è necessario prestare attenzione ai segnavia. Si lascia infatti la strada sterrata per piegare a destra lungo un sentiero che si fa strada tra la fitta vegetazione. A questo punto si sale in maniera decisa verso Montalto (m.1956) la cima più alta d’Aspromonte. Il sentiero si insinua tra la vegetazione ed in alcuni tratti si fa fatica a riconoscerne la traccia (è opportuno prestare attenzione ai segnavia). In prossimità della vetta i faggi e gli abeti, a causa della neve e del vento, diventano sempre più radi e bassi fino a scomparire alla sommità quando all’escursionista apparirà la statua del Cristo benedicente e, subito dopo, la pietra e il bronzo della “Rosa dei Venti” che adornano Montalto. Nel 492 a.C., secondo quanto racconta Erodoto, i Samii, popolazione di origine greca, fuggendo da Dario, re di Persia, si rifugiarono presso Zancle, l’odierna Messina. Successivamente si trasferirono in Calabria dove, a pochi chilometri da Capo Zefirio, edificarono una cittadina cui diedero il nome della loro patria: Samo. Il primo impianto di Samo è stato certamente nei pressi della costa, in zona pianeggiante e fertile, sulle sponde della fiumara La Verde. Successivamente gli abitanti, a causa delle sempre più frequenti incursioni provenienti dal mare, si trasferirono verso l’interno alla ricerca di luoghi più sicuri e difendibili. Nel 400 Samo prese il nome di Crepacore e successivamente quello di Precacore. Distrutto dal terremoto del 1783 Precacore fu ricostruito. Ma dopo il terremoto del 1908 i suoi abitanti lo abbandonarono definitivamente e si trasferirono, poco più a valle, nell’attuale sito. Nel 1811 venne riconosciuto Comune e nel 1911 assunse l’attuale denominazione: Samo di Calabria. Il territorio del Comune di Samo ha una forma vagamente triangolare con la base quasi al livello del mare ed il vertice a Montalto, vetta più alta d’Aspromonte, con i suoi 1956 metri s.l.m. Di grande utilità ed interesse sono gli innumerevoli tratturi e sentieri che, per secoli, sono state le uniche vie di comunicazione e di scambio tra il mare e la montagna e che, ancora oggi, nonostante il progressivo abbandono delle attività agro-silvo-pastorali, ne garantiscono l’accesso. Questi sentieri, spesso scavati nella roccia da mani rudi e sapienti, attraversano un paesaggio quasi irreale caratterizzato da dirupi e anfratti, da picchi assolati e da boschi rigogliosi, da profonde vallate e da fiumare impetuose. Per gli appassionati di montagna e per gli escursionisti, che in montagna ricercano la natura incontaminata ma anche le tracce dell’uomo e del suo lavoro, della sua storia e delle sue tradizioni, essi assumono un fascino particolare. L’itinerario utilizzato per lo sfruttamento dei boschi e per il pascolo fino ad epoca recente, era la via privilegiata, con quella che passava da Africo Vecchio e dai Campi di Bova, per l’Aspromonte occidentale ma era anche la via seguita dai pellegrini che numerosi si recavano al Santuario di Polsi in occasione dei festeggiamenti settembrini. Il sentiero si sviluppa in zone scarsamente antropizzate ma particolarmente interessanti dal punto di vista storico, naturalistico e paesaggistico. L’escursionista avrà modo di apprezzare il ponte sul Vallone S.Caterina e i ruderi dell’antica Precacore, ma avrà modo anche di decifrare il territorio e il suo evolversi grazie agli innumerevoli ovili sparsi per la montagna che evocano antiche tradizioni e desiderio di non abbandonare la propria terra. La natura incontaminata, i panorami, la macchia mediterranea e i boschi di alta quota, le sorgenti, i dirupi e le frane, le fiumare Aposcipo e Butramo, le verdi radure di Canovai e il torrente Ferraina, la vetta dell’Aspromonte con il Cristo benedicente e la “Rosa dei Venti” sono gli elementi caratterizzanti del sentiero. Lungo il sentiero, se si esclude il Casello Forestale di Varì e di Canovai (è necessaria la richiesta per l’utilizzo), l’escursionista non troverà alcun punto di appoggio. Del tutto inesistenti sono le possibilità di approvvigionarsi di generi di prima necessità. Per questo motivo le tre tappe descritte rispondono più all’esigenza dell’escursionista che vuole percorrere solo alcuni tratti del sentiero che a quella di chi vuole percorrerlo nella sua interezza. Quest’ultimo potrà modulare le tappe secondo le proprie esigenze. Gli escursionisti esperti possono percorrere il sentiero in una sola tappa con partenza da Montalto.
Indirizzo: Via Cutinelli n.13 Trani (BT)
Pec: minutilliannamaria@pec.it
Partita iva: 07993760722
Direzione Tecnica : Ag. Guarnieri Viaggi